Patti SMITH (Chicago, 30 dicembre 1946)
Buon compleanno ineguagliabile Poetessa!
Il giorno di Natale, per fare gli auguri, ho utilizzato una fotografia che ritraeva Keith Haring vesito da SANTA CLAUS.
Ecco lui, è uno di quegli artisti che mi ha sempre affascinato, incuriosito, stimolato e... ispirato.
A Pisa davanti a TUTTOMONDO |
Sarà il fatto di aver vissuto il momento, straordinario, nel lontano 1984, quando Haring approdò a Milano e per due giorni dipinse con il suo stile unico e inconfondibile, lo storico Store di FIORUCCI. O quando a Pisa, nel 1989, a pochi mesi dalla sua scomparsa, realizzò TUTTOMONDO(*), la sua più grande opera posta sulla facciata di un edificio pubblico o ancora quando, di nuovo in Triennale, sempre a Milano nel 2006 rimasi "imbrigliato" nella sua retrospettiva THE KEITH HARING SHOW...
Sempre qualche giorno fa vi ho raccontato di come in Triennale, alla mostra di J-M Basquiat, rimasi "prigioniero" in quel luogo per quattro ore... beh, la stessa cosa successe nel '94 a RIVOLI... ma questa volta l'artista in questione fu proprio Keith Haring.
Rimane il fatto che a questo artista devo davvero tanto.
Molto probabilmente è stata la sua inconsapevole influenza a dare una conferma alla mia vita. E nonostante abbia iniziato a frequentare il mondo dell'arte da giovanissimo è stato visitando alcune mostre, o incontrando casualmente alcuni personaggi, che decisi di fare dell'arte la mia vita o della mia vita un tassello d'arte.
Volete sapere una curiosità?
Nel 2013 ho avuto l'opportunità, durante un incontro con Elio Fiorucci, per una performance dell'artista Marco Chiurato, all'interno di AAF a Milano, nello storico Palazzo di Renzo Piano, nuova sede de IL SOLE 24 ORE, di ringraziarlo.
Con Elio Fiorucci, la modella Jiois Gallo e l'artista Marco Chiurato |
Si, ringraziarlo. Con Fiorucci abbiamo passato un po' di tempo insieme e in quell'occasione gli confessai che il mio ruolo di gallerista lì, in quella kermesse, in parte era di sua responsabilità... Se non avessi incontrato Keith Haring in quella sua sede milanese nel lontano 1984, molto probabilmente non mi sarei mai innamorato così tanto del mondo dell'arte e adesso chissà a quale attività dedicherei il mio tempo.
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Volete approfondire la vostra conoscenza su Keith Haring?
Vi consiglio il suo diario, edito da Mondadori
(*)Per sapere qualcosa in più su la storia di TUTTOMONDO, vi invito a leggere QUI l'intervista di ARTRIBUNE fatta a Piergiorgio Castellani, colui che portò Keith Haring a Pisa...
UNA CURIOSITA'
Nel 2018, nel corso di un INCONTRO all'interno della Gipsoteca di Bientina (PI) avuto con lo Storico dell'Arte, Luca Nannipieri, dedicato all'artista newyorkese, mi venne offerta l'occasione di ammirare un "reperto" d'eccezione dipinto da lui nei giorni di TUTTOMONDO...
In questo periodo della mia vita, mi sono accorto che alcune mie "manie" si sono accentuate. Nel bene o nel male.
Una di queste, di quelle che hanno subito un balzo "in avanti" non indifferente, sono le radici.
Sì, le radici, le radici delle piante.
Se quando passeggiate in mezzo alla natura, che sia un sentiero di campagna, di montagna o che sia una spiaggia, non fa differenza, vi guardate intorno, ne potrete trovate di tutti i tipi.
Quelle che troverete in spiaggia le potrete anche riutilizzare.
Spesso già profumano... di mare, di muschio, di terre lontane.
Si, se vi dovesse piacere l'idea di portarle con voi, ovviamente accertatevi prima di poterlo fare, potrete "riciclarle" come ottimi diffusori di profumo.
Personalmente lo faccio. Basta procurarsi una bella radice e una volta al mese farci cadere sopra 7/8 gocce di olio essenziale. Vi trovere cullati dal profumo che più vi piace e vi assicuro che sarà una bella esperienza.
Sono sempre stato affascinato dalle radici. Mi piacciono e mi sono sempre piaciute.
Mi piacciono esteticamente, con le loro forme contorte, annodate, intrecciate. Sembrano degli abbracci.
Mi picciono per quello che rappresentano... le origini, la vita... ma anche il passato.
Uno dei pensieri ricorrenti che emerge quando guardo una radice è il fatto che, nonostante l'arbusto che erano costrette a sorreggere sia morto o sia stato tagliato, loro continuano a rimanere ancorate alla terra. Legate alla vita per ancora tanti, tantissimi anni.
Mi piace questo loro attaccamento alla vita. Questa memoria quasi eterna... questa voglia di vivere oltre la vita.
All'interno del pacco trovo anche una piccola pubblicazione:
Solitudine a Natale di Jack London
Dovete sapere che - immagino cosa comune a molti - la mia passione per la lettura parte proprio da questo autore.
Ricordo che ZANNA BIANCA (https://amzn.to/3oQwi0w), fu uno dei primi volumi che mi venne regalato e soprattutto fu il libro che mi rivelò il mistero della lettura: che attraverso di essa si può sognare, immaginare, vivere, piangere...
Confesso che mi piacerebbe anche rileggerlo e non è escluso che nei prossimi giorna non vada a comprarmene una copia.
Ma torniamo alla nostra pubblicazione.
Si tratta di un breve scritto, una lettera. Ai più sconosciuto.
Intima, personale, scritta la mattina di Natale del 1898, destinata ad uno dei suoi primi amori: Mabel Applegarth.
Un Jack London inedito, per lo meno al sottoscritto, dove si mette a nudo, condividendo la propria giornata, le sue considerazioni e le intime intuizioni. Facendo emergere un uomo disincantato e sconclusionato.
È questo tipo di contributo che cerco nei piccoli ma GRANDI editori!
Grazie e...
AUGURI A TUTTI!
Essere innamorato di una donna mai conosciuta solo per quello che è stata.
Per quello che ha rappresentato...
Ecco oggi mi sento di amare Lei. Di ricordare questo!
Il 23 dicembre del 1979 moriva Peggy Guggenheim.
Combattiva, effervescente, eccentrica, passionale Donna dell'Arte!
Per chi volesse approfondire la conoscenza e la vita di questa fantastica donna...
Consiglio:
PEGGY GUGGENHEIM
una vita per l'arte
ed. Rizzoli
5 novembre 2020
Il tempo delle lunghe camminate sui viali colmi di promesse è finito.
Anche se la poetessa del rock continua a sputare sul palco, quel tempo è finito.
Le visioni notturne si sovrappongono ai pensieri lucidi e terribili dell’insonnia.
Magari potessi ancora sognare di viaggi senza meta, fuochi accesi e stanche membra consumate da chilometri e chilometri mangiati sull’asfalto. Godere di vibrazioni che continuano per ore anche dopo essere sceso di sella e di pelle che sa di gas di scarico. E della polvere che cerchia gli occhi e ti fa starnutire.
Ora il pensiero non è lì.
È da un’altra parte.
Lungo una via ancora più tortuosa.
Eppure, se ho il coraggio di fermarmi un attimo a riflettere, trovo che ci siano ancora tante cose irrisolte, tanti libri da leggere e altrettanti vini da assaggiare. E molti, tanti, anzi, altri mille viaggi da fare.
Mentre scrivo la luce al neon di questa sala d’aspetto ha iniziato a tremare.
Buffo!
Lei che è testimone di infinti tremori vissuti e subiti dai tanti, troppi pazienti che in questo luogo hanno giocato a dadi la loro partita con il destino... ora è lei a tremare... Tutto questo è ridicolo, è paradossale, è surreale.
Lei non ha nulla da tremare! C’est la vie!
Siamo noi a doverlo fare. Siamo noi ad averne diritto!
Intanto, la poetessa del rock ora ha intonato “Gloria (In excelsis Deo)” e continua a sputare... Ed io, io non tremo più.
https://www.youtube.com/watch?v=2ZdZApApS58
Buon Compleanno Jean-Michel!
Oggi avrebbe compiuto 60 anni!
Cosa mai avrebbe potuto produrre da quell'oramai lontano 12 agosto dell'88 ad oggi?
Forse nulla di buono o forse dei capolavori assoluti.
Nessuno lo saprà mai. Una overdose ce l'ha portato via.
Lui che ha cambiato la declinazione del verbo essere dell'arte, l'amante di Madonna ed il pupillo di Andy Wharol...
Personalmente ricordo ancora l'emozione che provai quando, nel settembre del 2006, stetti circa quattro ore in Triennale a Milano girovagando rapito per le sale della sua mostra:
The Jean-Michel Basquiat Show (https://amzn.to/2XiRWhL)
La stessa emozione che ho ricercato, ma ahimé non trovato, nel 2016 al Mudec, sempre a Milano in occasione della sua ultima retrospettiva italiana. Forse perchè le aspettative erano troppe o forse perchè in Trieannale fu per me la prima... Non lo so. Ma ricordo che nel tempio del design milanese mi commossi. Al Mudec no.
Sono certo però, che quello che ci ha lasciato è senza ombra di dubbio qualcosa di eccezionale e non parlo solo di opere.
Penso a quello che ha rappresentato:
Il primo artista di colore ad entrare nel "white-system" americano dell'arte contemporanea. E di conseguenza in quello mondiale!
Dopo di lui tanto è cambiato, almeno nel mondo dell'arte... nella società civile invece meno.
Io continuo a piangere la sua scomparsa a distanza di tutti questi anni e ad immaginare cosa avrebbe potuto produrre ancora... certamente qualcosa di "lucente", di unico e maledettamente straordinario!
Per conoscere un po' meglio la vita e le opere di JMB vi consiglio:
- Phoebe Hoban BASQUIAT vita lucente di un genio dell'arte. Castelvecchi editore - https://amzn.to/3rPRnKF;
- Michel Nuridsany BASQUIAT la regalità, l'eroismo e la strada. Johan & Levi editore https://amzn.to/3b7fWNa;
Oltre a tutti i catologhi di mostre che potete recuperare...
Per i più pigri... andate su Youtube e guardatevi il film che Julian SCHNABEL nel 1996 gli ha voluto dedicare...
https://www.youtube.com/watch?v=e2yBMBRh1nA&t=535s
Il sottoscritto in occasione di una edizione di ArtVerona di fianco ad una sua felpa... |
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29 ottobre 2020
Ho cinque tatuaggi sulla pelle.
Il primo lo feci a vent’anni. Avevo ancora i capelli lunghi, sognavo la libertà e guidavo un Van. Era un vecchio furgone Ford 1600 a benzina della fine degli anni ‘60. Lo avevo modificato completamente. Oggi si direbbe “camperizzato”. Volevo girare il modo, scoprire il mondo, conquistare il mondo!
Il primo tattoo lo feci a vent’anni, a Bracciano. Neanche da un tatuatore ma in un centro estetico.
Ai tempi i tatuaggi non erano di moda. Li “indossavano” solo i “poco di buono”.
Ricordo che doveva essere un “epidermico”, cioè uno di quelli superficiali che nel giro di pochi anni sarebbe scomparso con lo sfogliamento naturale della cute...
Dopo più di trent’anni, è ancora lì, a fare bella mostra di se... Ovviamente scelsi di tatuarmi un gabbiano.
Si, lui: Jonathan. Che insieme a Siddartha, Kerouac e tutti i "maledetti" francesi, era per me più di un credo!
Il secondo l’ho fatto l’estate passata. A cinquantasei anni. Dopo che mi è stato diagnosticato un tumore.
Da quel momento ho preso la decisione di fare tutto quello che avevo rimandato da sempre... Compreso farmi tatuare sulla cute un bel Corto Maltese. Un idolo, un simbolo, una passione. Ancora una volta un credo.
L’ho fatto a Cagliari da una tatuatrice bellissima e bravissima che lavora in un centro tattoo di cui non ricordo il nome ma a che fare qualcosa con il Messico.
Poi mi hanno detto che il numero perfetto dei tatuaggi deve essere sempre dispari... altrimenti... sfighe a profusione! Non che sia particolarmente superstizioso ma come si dice...: “Non ci credo ma...”
Allora ho deciso di mettere in programma di farmi “incidere”: una bussola, una rosa dei venti e la linguaccia degli Stones... tutti simboli a me cari... e così sarebbero stati cinque! E soprattutto un numero dispari! Un numero che si, in fondo mi è sempre piaciuto... non so il perché.
Poi è arrivato il tempo della radioterapia. Per poterla eseguire hanno bisogno di punti precisi di riferimento e ti tatuano tre piccoli nei. Non lo sapevo. Sono quasi invisibili ma tu sai di averli!
È buffo però che siano tre... che anche loro conoscano la teoria dei “dispari”?
Ora, comunque ne ho cinque... E i mei programmi? I miei tatuaggi? Quelli veri? Tutti andati a quel paese! Per ora accantonati... solo per ora...
Ora sono in una anonima sala d’aspetto. In attesa di sottopormi al trattamento... in balia di un vento che non conosco, con una bussola disorientata e ascoltando Wild Horses... questa si! Degli Stones...
Mi è capitato, nel fine settimana scorso, di vedere su Netflix, perchè incuriosito dal molto rumore che aleggia intorno a questo film: L’ISOLA DELLE ROSE.
Come ho avuto modo di scrivere già su FB, sono stato "sorprendentemente sorpreso! Talmente surreale che il dubbio sulla veridicità dei fatti è lecita... ma è tutto drammaticamente vero! L’unico atto bellico offensivo nella storia della Repubblica Italiana! Pazzesco!"
https://www.youtube.com/watch?v=I_bl2Dyu5Ig
Uscito lo scorso 9 dicembre sulla piattaforma, è già fra le pellicole più viste in Italia.
Una storia della quale non sapevo assolutamente nulla e che è diventata una sorta di chiodo fisso.
Personalmente mi ha colpito e coinvolto. Mi ha fatto riflettere. Ed è quello che chiedo normalmente ad una pellicola o ad un libro...
Vi consiglio, se avete Netflix, di guardarlo.
Sarà un buon passatempo, un paio d'ore spensierate e se poi, come al sottoscritto, questa storia vi coinvolgerà, rivolgetevi al buon vecchio Youtube. Ne scoprirete delle belle.
Troverete un sacco di approfondimenti compresa la "vera" storia di questa "Isola della Libertà" che nel film, rispetto ai fatti, potrebbe risultare un po' troppo romanzata.
Ok, vi risparmio la fatica e qualche link, ve lo lascio qui sotto...
https://www.youtube.com/watch?v=3f3hf03esII&t=1220s
https://www.youtube.com/watch?v=oozkgvbk0oE&t=115s
E' proprio vero... non si smette mai di imparare...
Un'ISOLA DELLA LIBERTA'... che bel sogno... che utopia...
Già, purtroppo!
8 dicembre 1980, sei partito a 40 anni da quarant'anni
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"Dio è un concetto attraverso il quale manifestiamo la nostra sofferenza"
John Lennon
io in un'opera di James Turrell a Villa Panza di Biumo Varese |
Con oggi questo blog, conclude il suo primo mese di vita... un mese di pensieri, riflessioni, condivisioni. Di momenti intimi e personali alternati ad altri invece più... "conviviali" e quasi spensierati.
Alcuni allegri. Altri crudi, quasi drammatici.
E' giunto quindi il momento di trarre un po' di somme.
Oltre 2000 lettori, circa 30 interventi. Alcuni di voi hanno scritto dei commenti pubblici, in diversi, privati.
Parecchi nuovi lettori, altri che hanno rinnovato la loro voglia di accompagnarmi anche in questa nuova avventura.
Altri persi per strada.
Grazie comunque a tutti.
Come ho già avuto modo di scrivere, nell'esperienza precedente (La stanza privata dell'Arte) albergava in me l'assillo dei numeri.
Appena sveglio, la mattina, prima cosa che facevo era controllare le visualizzazioni. E stava diventando davvero pesante.
Confesso che allora mi sono ritrovato più volte a pubblicare articoli o comunicati stampa e altro, solo per incrementarle. Per compiacere i lettori e soprattutto con grande soddisfazione, incrementare i miei "numeri".
In questa fase della mia vita, sia privata che professionale, tutto ciò ha perso ai miei occhi interesse. Mi interessa sì la condivisione, mi lusinga sapere di avere tante persone che mi seguono ma non è più la mia priorità. Mi interessa più l'aspetto terapeutico di questa attività. Il risultato che lo scrivere ha su me stesso. Insomma, raccontarmi mi aiuta!
Potrei farlo allo specchio si, ma a volte è molto difficile. Soprattutto quando lo fai e non ti riconosci più nell'immagine che ti viene rimandata. Sia nello spirito che fisicamente.
Una frase di Emile Zola, che mi è sempre piaciuta, a proposito di specchi, è questa: "...anche gli specchi prima di riflettere, dovrebbero riflettere..." e mai come ora, la trovo perfettamente calzante al mio stato d'animo.
Ma torniamo al blog.
Io continuerò a scrivere.
Di libri, di musica, di arte, di malattia e di frivolezze.
Voi se ne avete voglia leggete, commentate, dite la vostra.
Io proseguirò per la mia strada... saltando da una parola all'altra, da una nota all'altra e da un colore all'altro.
Tutto ciò fa parte del mio piano terapeutico.