Che cosa è il disegno? Difficile dare una risposta che non sia prettamente tecnica ma, fra le pagine del libro che sto leggendo, POTEVO DIVENTARE MILIONARIO HO DECISO DI ESSERE UN VAGABONDO - la vita di John Muir di Alexis Jenni, ho scovato una definizione poetica del disegno, che non mi ha lasciato indifferente...
La voglio condividere con voi...
"...Sale sul North Dome, disegna. Su questa semisfera di granito che domina la vallata non ci sono sofferenze, non ci sono momenti neri e vuoti, non ci sono sofferenze, non ci sono angosce venute dal passato né paure dell'avvenire. Il paesaggio è riempito in modo così compatto da tutta la bellezza di Dio che nessuna speranza meschina né alcuna mediocre esperienza personale può farsi spazio.
L'acqua, la semplice acqua che scorre dalle cascate è esaltante come champagne, l'aria lo elettrizza a ogni inspirazione, ogni movimento è una gioia, e l'assenza di movimento anche. L'intero suo corpo percepisce la bellezza che si dispiega intorno a lui, come quando seduti davanti a un fuoco se ne sente tutto il calore.
Posato come una mosca sul masso di granito liscio come un cranio, disegna. Disegna sempre così ingenuamente, ma con sincerità e con concentrazione. Capisco questa pratica, lo faccio anch'io: disegnare senza avere un particolare talento, senza avere una grande abilità ma con entusiasmo. Ciò che conta è l'atto, perchè l'atto di disegnare è una forma attiva di contemplazione, una forma di concentrazione estrema su due dimensioni nello stesso tempo, benché di grandezze incommensurabilemente diverse: la mina appuntita della matita che scivola sulla carta e la punta acuta della coscienza, che si affanna a cogliere la totalità del paesaggio nel quale siamo seduti.
Qui si pone la questione: come cogliere un paesaggio? Il paesaggio racchiude, ha un effetto potente che è difficile da definire, pone un enigma sempre vicino ad essere risolto, ma poi no, non lo è mai, è come una parola sulla punta della lingua, una lingua che è il corpo intero.
Il gesto sul foglio lascia una traccia legata a ciò che si vede, ed è questo filo disegnato, attraverso una forma di allucinazione, che finisce per coglierlo; qualsiasi cosa si intenda con questo termine.
In un paesaggio si può presagire la stessa inquietudine che Sant'Agostino ha provato di fronte a Dio, cosa che non è fuori luogo dato che Muir vede tutto attraverso il prisma del divino: "Tu sei nel più intimo di me, e allo stesso tempo Tu mi contieni", scriveva questo Santo introspettivo, e questo può descrivere il rapporto con il paesaggio.
Disegnare solleva, calma, canalizza il corpo che altrimenti si agiterebbe in vano; disegnare permette di vedere meglio con gli occhi che saltellano da un punto all'altro, permette di afferrare il mondo e di percepirsi al suo interno. La qualità del risultato non ha importanza, quando ci si sveglia da questo momento in cui ci si è nutriti del paesaggio si può anche ripartire dimenticandosi del foglio, non ci mancherà, tutto si è compiuto nel momento del disegno..."
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