Ieri ero a Genova per l'allestimento della mostra di Giovanni Maranghi (vedi QUI).
Ad un certo punto, ricevo una telefonata. Direi strana. Curiosa.
Dall'altra parte del telefono, una voce femminile e decisamente giovane. Mi invita a rispondere ad una intervista.
L'autrice, una giovane laureanda della quale non ho capito nulla ma presto vi farò sapere, fra le tante domande che mi pone, mi chiede qual è l'opera più romantica dell'arte contemporanea...
Ho dovuto rifletterci un po'... Ma l'opera che mi tornava alla mente di continuo è L'UOMO CHE MISURA LE NUVOLE di Jean Fabre.
Si, ho risposto così:
L'UOMO CHE MISURA LE NUVOLE...
E' vero che l'autore si è ispirato a Robert Stroud* e che forse il romanticismo che ci vedo io in realtà non esiste nel pensiero dell'artista.
Ma lasciatemi sognare.
E' un'opera che, come dissi tempo fa, mi scuote l'anima. Ed in questo momento della mia vita ne ho bisogno ancora di più.
Ho bisogno di scosse. E il solo ricordo di quest'opera (l'ho vista a Firenze tempo fa) mi commuove.
E il ricordo, spesso, è come un alito di vento... Mi fa stare bene.
Ma torniamo all'intervista... penso di avere risposto ad una trentina di domande. Una più complessa dell'altra ma l'unica che ricordo è questa... Dove sarà pubblicata? non ne ho la più pallida idea... suppongo in una tesi... Presto, spero, lo scoprirò...
Intanto, alzo gli occhi al cielo e... guardo le nuvole.
*...L'uomo che misura le nuvole si ispira dall'affermazione che l'ornitologo Robert Stroud pronunciò nel momento della liberazione dalla prigione di Alcatraz, quando dichiarò che si sarebbe d'ora in poi dedicato appunto a “misurare le nuvole”... Da ARTRIBUNE
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