Quando guido la "Guzzona", ho mille occhi.
Sono attento alla strada, al paesaggio, ai mezzi che incrocio e a quelli che viaggiano nella mia stessa direzione.
Ai livelli della moto e alla velocità.
Insomma, ho "occhi di falco". Dieci, cento, mille occhi.
Con lo sguardo spesso studio il ciglio della strada alla ricerca di qualche animale e allo stesso tempo scruto il cielo. Spesso mi fermo. Guardo in alto. A "caccia".
Gabbiani, corvi, cornacchie, tortore. Più raramente lui: il falco.
Sua maestà! Così fiero, regale, vigile.
Guardandolo volare, anzi, planare, si capisce del perchè gli antichi - in particolar modo gli egizi - gli attribuirono un ruolo primario nell'olimpo delle loro dività.
Horus. Il figlio terreno dell'unione fra Iside e Osiride. Dio della caccia e del sole.
Appartiene ad una religione antica, in disuso, dimenticata eppure, ogni volta che ne incrocio uno, ho come un momento di riflessione, di rispetto reverenziale. Direi quasi raccoglimento.
Oggi mi ha accompagnato per un bel tratto di strada fino a quando ho deciso di fermarmi per immortararlo. E lui? Con fare altezzoso e repentino si è allontanato dalla mia vista per poi sparire oltre la collina.
Che stupido! Una divinità non si può fotografare! Dovrei saperlo, è logico!
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