martedì 15 dicembre 2020

Ho cinque tatuaggi sulla pelle.

Questo è un pezzo che ho scritto a fine ottobre. L'ho pubblicato ai tempi su FB, ora mi piace condividerlo anche qui. L'ho scritto quando ero più o meno ad un terzo del mio percorso "radioterapico". Ricordo  di averlo scritto tutto di un fiato, senza mai staccare le dita dalla tastiera.
 
Da circa una settimana ho finito e mi sto "disintossicando"...
 
Non ci crederete ma sono convinto che, nonostante incominci a godere dei primi benefici, contemporaneamente ho quasi una sorta di "crisi di astinenza". Mai avrei immaginato una cosa del genere, anche se qualcuno me lo aveva anticipato, ma ci sono momenti in cui quella sala d'attesa che ho tanto odiato, ora mi manca. Mi mancano quelle persone, quei compagni di disavventura che condividevano i miei stessi stati d'animo, le stesse paure, le stesse fragilità. Emeriti sconosciuti che tutto d'un tratto diventano pedine fondamentali della tua esistenza. I loro volti sono oramai familiari, oramai amici...

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29 ottobre 2020

Ho cinque tatuaggi sulla pelle.

Il primo lo feci a vent’anni. Avevo ancora i capelli lunghi, sognavo la libertà e guidavo un Van. Era un vecchio furgone Ford 1600 a benzina della fine degli anni ‘60. Lo avevo modificato completamente. Oggi si direbbe “camperizzato”. Volevo girare il modo, scoprire il mondo, conquistare il mondo! 

 


Il primo tattoo lo feci a vent’anni, a Bracciano. Neanche da un tatuatore ma in un centro estetico.

Ai tempi i tatuaggi non erano di moda. Li “indossavano” solo i “poco di buono”.

Ricordo che doveva essere un “epidermico”, cioè uno di quelli superficiali che nel giro di pochi anni sarebbe scomparso con lo sfogliamento naturale della cute... 

Dopo più di trent’anni, è ancora lì, a fare bella mostra di se... Ovviamente scelsi di tatuarmi un gabbiano. 

Si, lui: Jonathan. Che insieme a Siddartha, Kerouac e tutti i "maledetti" francesi, era per me più di un credo!


Il secondo l’ho fatto l’estate passata. A cinquantasei anni. Dopo che mi è stato diagnosticato un tumore.

Da quel momento ho preso la decisione di fare tutto quello che avevo rimandato da sempre... Compreso farmi tatuare sulla cute un bel Corto Maltese. Un idolo, un simbolo, una passione. Ancora una volta un credo.

 

 

 

L’ho fatto a Cagliari da una tatuatrice bellissima e bravissima che lavora in un centro tattoo di cui non ricordo il nome ma a che fare qualcosa con il Messico.

Poi mi hanno detto che il numero perfetto dei tatuaggi deve essere sempre dispari... altrimenti... sfighe a profusione! Non che sia particolarmente superstizioso ma come si dice...: “Non ci credo ma...”

Allora ho deciso di mettere in programma di farmi “incidere”: una bussola, una rosa dei venti e la linguaccia degli Stones... tutti simboli a me cari... e così sarebbero stati cinque! E soprattutto un numero dispari! Un numero che si, in fondo mi è sempre piaciuto... non so il perché.

Poi è arrivato il tempo della radioterapia. Per poterla eseguire hanno bisogno di punti precisi di riferimento e ti tatuano tre piccoli nei. Non lo sapevo. Sono quasi invisibili ma tu sai di averli!

È buffo però che siano tre... che anche loro conoscano la teoria dei “dispari”?

Ora, comunque ne ho cinque... E i mei programmi? I miei tatuaggi? Quelli veri? Tutti andati a quel paese! Per ora accantonati... solo per ora...

Ora sono in una anonima sala d’aspetto. In attesa di sottopormi al trattamento... in balia di un vento che non conosco, con una bussola disorientata e ascoltando Wild Horses... questa si! Degli Stones...

 

 

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